Essere aperti al nuovo

Anita Luginbühl, vicepresidente del VSSM, ha fiducia nel futuro dei falegnami. Immagine: Patrik Ettlin

Il 2020 del VSSM.  Il 2019 è stato un anno entusiasmante per l’associazione e per le donne falegname con Samanta Kämpf, argento ai World Skills in Kazan. Ne parliamo con Anita Luginbühl, la prima vicepresidente della storia del VSSM, che guarda al futuro con fiducia.

Schreinerzeitung: Il 2019 è stato l’anno delle donne che hanno dominato il dibattito sociale e politico con i temi sull’uguaglianza. Come prima donna alla vicepresidenza del VSSM ne sarà soddisfatta ...
Anita Luginbühl: Non è un male che si sia prestata più attenzione al tema dell’uguaglianza di genere. Ma quando si parla di sciopero, da imprenditore devo assumere una visione critica. Le dimostrazioni di piazza non hanno portato molto di nuovo, hanno però dimostrato che oggi ci sono questioni che possono mobilitare le masse. È una realtà che deve essere presa sul serio. Dobbiamo ascoltare attentamente ciò che le donne chiedono senza tuttavia scompigliare tutto solo perché c’è stato uno sciopero. Il discorso delle pari opportunità richiede un cambiamento di mentalità, che non può essere forzato. Prendiamo ad esempio il settore della falegnameria, che per tradizione occupa molti più uomini che donne. Passo dopo passo, le cose stanno evolvendo. Nell’azienda dove lavoro, due dei tre apprendisti in formazione sono donne, e una di loro si è appena qualificata per gli Swiss Skills. Ne siamo molto orgogliosi.
Secondo i dati del 2018, le donne in formazione sono il 13 %: come possono le falegnamerie rendersi più attrattive?
Aprendoci a nuove idee. Le donne portano prospettive e modi di pensare diversi che non possono che essere positivi, non sono però uguali agli uomini e non hanno le stesse esigenze. Una maggiore flessibilità nella gestione della durata del lavoro aiuterebbe molte donne ad ambire alla carriera di falegname. Sarebbe opportuno che le aziende si muovessero in questa direzione. Ma anche politica e sindacati devono fare la loro parte. Il tempo sta chiaramente lavorando per le donne. Con la digitalizzazione, la forza muscolare pura sta perdendo importanza, altre qualità come il talento creativo stanno avendo il sopravvento, sono qualità che piacciono alle donne. E sono richieste dai committenti.
In che modo il VSSM incoraggia le donne a scegliere la professione di falegname?
L’associazione sta già facendo molto per attirare le giovani generazioni, donne comprese. Ha un grande interesse perché sono troppo pochi i lavoratori qualificati. Dobbiamo quindi continuare a sostenere gli sforzi per sensibilizzare le ragazze e ciò può essere fatto, ad esempio, facendo conoscere ripetutamente donne che si sono affermate con successo nel mondo della falegnameria. E le possibilità di carriera attraverso le iniziative educative sviluppate dal VSSM.
La formazione continua comporta anche una «migrazione» della professione ...
Pensare così è un errore. Dobbiamo vedere il perfezionamento professionale come un’opportunità. Chi fa formazione continua di solito rimane nel settore, semplicemente assume un’altra funzione. Ne vale sempre la pena.
Un tema caldo al momento è la negoziazione di un nuovo CCL. Come valuta la situazione?
L’argomento mi infiamma, anche se non sono coinvolta nelle trattative. A volte ho qualche problema con la posizione dei sindacati. Chiedono sempre un equilibrio tra famiglia e carriera, ma non sono disposti a consentire una maggiore flessibilità per quanto riguarda i modelli di orario di lavoro. È un vero peccato. Ma è inutile arrabbiarsi. È chiaro che il CCL è in cima alla lista delle priorità per il nuovo anno. Trovare una soluzione condivisa è una sfida enorme.
Cosa porterà il 2020 ai falegnami, e come vede i prossimi 5 a 10 anni?
A marzo la sede centrale del VSSM si trasferirà da Zurigo a Wallisellen, in un edificio nuovo e moderno; l’associazione – ne sono convinta – ne trarrà vantaggio. C’è poi il dibattito sul clima che fornirà argomenti validi per i falegnami e i loro prodotti. Il legno è il materiale più sostenibile che si possa immaginare. Noi, come industria, possiamo trarne profitto. Dobbiamo esserne consapevoli. E poi c’è la digitalizzazione che avanza. Ci dobbiamo chiedere: è un male? L’uso di macchine e computer non significa che ci saranno meno persone impiegate. La tecnologia moderna renderà però la professione attraente per i giovani. Guardo al futuro con fiducia. Ma le cose cambieranno.

CA

Veröffentlichung: 16. Januar 2020 / Ausgabe 3/2020

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