L’abitare sostenibile


Il dialogo tra natura e tecnologia si trasforma in prodotti eco-compatibili e rispettosi dell’ambiente come Kuskoa Bi, la prima sedia in bioplastica totalmente biodegradabile ideata da Alki. Immagine: www.alki.fr


Il dialogo tra natura e tecnologia si trasforma in prodotti eco-compatibili e rispettosi dell’ambiente come Kuskoa Bi, la prima sedia in bioplastica totalmente biodegradabile ideata da Alki. Immagine: www.alki.fr
Eco-Conscious Home. L’adozione di comportamenti eco-consapevoli, che si traduce nella ricerca di prodotti sostenibili ed eco-compatibili e rispettosi, comincia a manifestarsi anche nella scelta di mobili, arredi e materiali che hanno un impatto positivo sull’ambiente.
La tendenza a ridurre le ricadute negative sull’ecosistema sta poco alla volta abbracciando tutti i campi di applicazione del design generando alternative eco-friendly per ogni genere di prodotto. Rendere gli arredi domestici biodegradabili è una strada che di fatto parecchi produttori e designer stanno percorrendo: oggetti o materie destinati a diventare spazzatura possano essere recuperati per creare qualcosa di completamente nuovo.
Una tendenza che si articola in tre diverse declinazioni e sfaccettature: Zero Waste Design, Upcycled Materials e Low Impact Living. A evidenziarlo è la ricerca condotta dal Salone del Mobile.Milano Trendlab che mette in luce alcuni buoni esempi di ecodesign, un fenomeno crescente nel segno dell’innovazione.
Partita dal mondo del Food, la filosofia Zero Waste si applica al mondo del design in un’ottica di minimizzare gli scarti della produzione, progettare non solo la durabilità degli oggetti ma anche la loro capacità di riciclo o di smaltimento, sperimentare l’uso di materiali innovativi e implementare la ricerca sui biomateriali che permettono di rendere mobili e arredi biodegradabili come i rifiuti organici.
Alki è un collettivo di designer baschi che ha ideato Kuskoa Bi, la prima sedia in bioplastica totalmente biodegradabile. Lo studio sudcoreano Hattern firma lo sgabello Zero Per Stool, le cui gambe sono ricavate da fogli rettangolari di quercia bianca, e la cui forma è studiata per essere montata a incastro senza il ricorso ad altro materiale. Gli avanzi prodotti dal taglio sono ridotti in pezzi e messi in uno stampo in cui viene colata della resina, regalando a ogni pezzo finito un aspetto diverso. Il modo in cui i pezzi di legno si dispongono, infatti, cambia ogni volta e la stessa resina può assumere colorazioni differenti, conferendo – con la sua consistenza translucida – un tocco artistico alla loro irregolarità.
Materiali poveri, di recupero e i rifiuti generati dalla produzione o dal consumo, possono rappresentare una nuova frontiera. La collezione Forest Wool della designer Tamara Orjola comprende due sgabelli e un tappeto che nascono dal riutilizzo degli aghi di pino: sminuzzati, messi in ammollo e pressati vengono trasformati in tessuto, composto e carta. Il processo permette, inoltre, l’estrazione degli oli essenziali e della tintura che possono a loro volta essere utilizzati. Il loro sofisticato aspetto, contraddistinto da una superficie solcata da linee che richiamano la forma dell’ago, è la testimonianza del potenziale nascosto in un materiale ecologico e delle possibilità che nascono facendo rivivere ciò che la produzione di massa dismette.
Il design sta sperimentando l’uso di materie prime naturali «non convenzionali», facendo proprio il concetto di foraging, ossia l’approvvigionamento di ciò che terra o mare producono spontaneamente. La designer olandese Nienke Hoogvliet ha ideato una collezione – una sedia, un tavolino e delle ciotole – prodotta con le alghe. La seduta è stata realizzata con una fibra tessile ricavata estraendo la cellulosa dall’alga laminaria e lavorandola a mano. Il risultato è un tessuto simile alla viscosa, ma più soffice al tatto; le alghe sono servite anche per colorare in modo naturale la stoffa. Gli scarti di questo processo, poi, sono stati utilizzati per ottenere la finitura del ripiano in legno del tavolino. E, a completare il cerchio di ottimizzazione, i residui di quest’ultima lavorazione sono stati usati per realizzare le ciotole in bioplastica, a testimonianza dell’enorme potenziale presente in questa risorsa naturale e rinnovabile.
www.salonemilano.itwww.alki.frwww.hattern.tumblr.comwww.tamaraorjola.comwww.nienkehoogvliet.nlVeröffentlichung: 31. August 2017 / Ausgabe 35/2017
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