L’opera di un architetto

Immagine: Vania Castelli

Impegno culturale.  L’associazione dei falegnami è scesa in campo per la cultura, e in tempo di Covid anche una semplice forma di sponsorizzazione resta una realtà importante per il sostegno al patrimonio culturale ticinese.

L’architettura è un prodotto espressivo del territorio che si manifesta nella sua interezza nella mostra dedicata a Paolo Zanini, i cui progetti sono esposti ancora per qualche giorno al Museo di Vallemaggia a Cevio. La Fondazione archivi architetti ticinesi ha riunito materiali ritrovati di recente dagli eredi dell’architetto con documenti d’archivio, pubblicazioni e quotidiani d’epoca, che ripercorrono un percorso progettuale a cavallo tra XIX e XX secolo. La mostra è patrocinata dall’associazione dei falegnami che ha voluto associare i valori di una categoria a un’esposizione di pregio culturale come quella dedicata a Paolo Zanini. Renato Scerpella, presidente: «Investire nella cultura non è solo una forma di impegno teso a valorizzare il patrimonio culturale ticinese, ci permette anche di generare valore e arricchimento sia per la nostra associazione sia per la collettività. L’importanza del sostegno dei privati, o di associazioni di categoria come la nostra, per la sopravvivenza di eventi culturali appare sempre più evidente, soprattutto in questi tempi di pandemia. E noi, come falegnami, abbiamo voluto fare la nostra parte patrocinando una mostra che ci permette di riscoprire un architetto influente nel panorama ticinese della Belle Époque.»

Maestro in arte

Paolo Zanini (1871–1914) fu fra i principali protagonisti di una stagione formativa per lo sviluppo del tessuto urbano, specialmente in quelle località toccate dalla ferrovia. Formatosi all’Accademia di Brera, il lascito dell’architetto di Cavergno caratterizza ancora oggi – assieme ad altri suoi colleghi di quel tempo – il territorio cantonale. Le sue opere spaziano dalla Valmaggia a Lugano, dove a solo 24 anni progetta il Cimitero monumentale della Città, fra i più importanti della Svizzera; opere che privilegiano edifici istituzionali o di grande impatto, e che contribuirono a creare l’immagine urbana delle città all’inizio del secolo scorso: Villa Farinelli di Muralto (1896), Palazzo Resinelli a Bellinzona (1910), Palazzo Pagnamenta a Lugano (1908), Palazzo patriziale a Faido (1908). In questa Belle Époque dell’architettura ticinese Paolo Zanini emerge per il linguaggio eclettico, moderno e al contempo tradizionale. Nel 1914 il percorso professionale ed esistenziale di Zanini si interrompe. «La Cronaca Ticinese» lo ricorda come «prototipo di quella fiera razza valmaggese donde era uscito maestro in arte e gentiluomo perfetto nel consorzio cittadino».

La mostra

L’insieme dei progetti presentati negli spazi del piccolo museo etnografico di Cevio, permette al visitatore di ripercorrere i 20 anni della breve vita professionale di Zanini. I disegni rinvenuti nella sua casa natale costituiscono il nucleo principale della mostra e fanno luce su quanto progettato o realizzato dall’architetto, anche nella produzione in ambito cimiteriale. Una raccolta preziosa, corredata da documenti d’archivio, pubblicazioni e quotidiani d’epoca, materiale e informazioni recuperati attraverso una ricerca sul territorio. Oltre ai disegni proposti in esposizione e sul catalogo, la contemporaneità degli edifici realizzati da Paolo Zanini è valorizzata dalle belle immagini del fotografo Marcelo Villada Ortiz: uno sguardo attuale sulla produzione di un architetto che ha fatto tendenza e che ha ben rappresentato lo spirito di una stagione di grandi mutamenti.

Vania Castelli

Veröffentlichung: 28. Oktober 2021 / Ausgabe 44/2021

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