Prototipo di grande impatto

L’abside lignea (a sinistra). L’architetto Botta, al centro, con Niccolò Boschetti, a destra, e i suoi colla-boratori in occasione della verifica sul piazzale dell’azienda.

Esperienza romana.  Un po’ del «falegname, l’uomo che fa» al museo MAXXI di Roma: Niccolò Boschetti ha realizzato il modello in scala 1:2 dell’abside lignea della chiesa di Mogno esposta nell’ambito della mostra dedicata alle opere di Mario Botta.

L’architettura di Mario Botta tra «Sacro e Profano» al MAXXI di Roma, una mostra che ha sintetizzato la ricerca progettuale, puntando su una selezione dei suoi lavori: schizzi originali da cui sono nati i progetti, uno studio – simbolo dell’artista al lavoro – circondato dalle creazioni di oltre sessant’anni di attività. In questa esperienza romana, Botta ha portato con sé molta Svizzera e un po’ del «falegname, l’uomo che fa» attraverso la collaborazione con Niccolò Boschetti di Muzzano, artefice con i suoi operai dell’abside lignea in scala 1:2 della chiesa di Mogno, un’opera di grande impatto.

SchreinerZeitung: In fondo anche lei e suoi operai avete esposto al MAXXI di Roma: come ci siete arrivati?
Niccolò Boschetti: È partito tutto da una telefonata con l’architetto Botta, poi sono stato nel suo studio per la consegna dei piani del «modellino» – come l’ha chiamato lui – dell’abside della chiesa di Mogno. Mi sono detto che era un treno da non perdere per cui mi sono rimboccato le maniche e ho inserito la produzione tra un lavoro e un altro. L’idea era di realizzare il prototipo in legno massiccio ma per una questione di tempo, impossibile farlo in tre mesi, si è optato per il multistrato. Abbiamo sviluppato i piani e studiato una sottostruttura ad elementi così da essere staticamente indipendente e trasportabile: spostare un modello di 6 metri d’altezza per 5 di larghezza e 1,70 di profondità non è cosa da nulla.
E le particolarità della lavorazione?

Ci sono volute più di 400 ore per la sottostruttura multistrato e la preparazione dell’impiallacciatura, le piastrelle che hanno rivestito l’opera sono state realizzate dall’Atelier Ivan Kunz di Mendrisio, costruttori di modelli con cui collabora Botta. Per le piastrelle abbiamo usato il pero per la parte scura e l’acero per quella chiara così da rispecchiare il ritmo ben definito della muratura in pietra viva della chiesa di Mogno. A corso d’opera abbiamo ridotto l’abside da 1:1 a 1:2 portando la larghezza da 8.20 metri a 5 metri, con l’arrotondamento dell’ultimo metro così da creare una sorta di vela che ha reso dinamico un muro altrimenti muto.

Cosa ha significato realizzare il «modellino» di Botta?

Ho aperto ditta un anno e mezzo fa, e mi capita un oggetto così particolare e unico... anche i miei collaboratori ne sono rimasti entusiasti. Ne abbiamo colto tutta la bellezza sul piazzale della fabbrica, assieme all’architetto Botta, quando abbiamo montato il modello per la dovuta verifica prima della spedizione a Roma. L’abside lignea davanti a noi, splendida nella sua realizzazione, la parte anteriore come quella dietro che doveva essere chiusa con una parete in cartongesso ma che è stata lasciata anch’essa in bella vista perché hanno detto: «è un’opera».

Ed è stata un’esperienza anche lavorare con i romani...

Un’esperienza vissuta con Christian Guerra che mi ha accompagnato a Roma. Prima di partire c’era già stato un «assaggio burocratico», per lavorare avrei dovuto compilare un dossier di 367 pagine sulla sicurezza per cui ci siamo andati come consulenti. E sul posto ci siamo confrontati con l’arte dell’improvvisare: ritardi nella consegna degli attrezzi, un altro modo di lavorare... se non fossimo stati presenti avrebbero tagliato un elemento del rivestimento della vela superiore per semplificare le cose.

www.maxxi.art

Vania Castelli

Veröffentlichung: 10. November 2022 / Ausgabe 45/2022

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